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Exxon sapeva

pumpjack at dusk

Mercoledì scorso è uscito un articolo su InsideClimate News, sito che da anni si occupa di Global Warming e che ha recentemente vinto il premio Pulitzer per i suoi reportage sulle estrazioni petrolifere,  dal quale risulta che una delle maggiori compagnie petrolifere al mondo, la Exxon, era a conoscenza già almeno dal 1977 del fatto che il prodotto che commerciava avrebbe riscaldato il pianeta in modo disastroso. Intervistando impiegati e funzionari in pensione e attraverso vari documenti si è scoperto che la compagnia statunitense non solo era a conoscenza delle problematiche legate alle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, ma finanziò addirittura alcune delle prime ricerche sull’argomento, spesso lavorando insieme al Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Uno degli scienziati ingaggiati dalla compagnia, James Black, fu già in grado nel ’77 di comunicare al management dell’azienda che c’era un sostanziale accordo presso la comunità scientifica sul fatto che quello che era chiamato all’epoca ‘effetto serra’ era molto probabilmente causato dalle attività dell’uomo. Un anno più tardi arrivò a sostenere, davanti a una platea di dirigenti della multinazionale, che avessimo raddoppiato il livello di anidride carbonica in atmosfera, avremmo fatto aumentare la temperatura di 2 o 3 gradi. Secondo Black era necessario prendere decisioni riguardo un cambiamento nelle politiche energetiche nel giro di 5-10 anni, in caso contrario la situazione si sarebbe fatta più critica. Tutto questo non impedì però ad Exxon di sponsorizzare e aiutare, nei decenni seguenti, campagne di disinformazione e negazione del problema del Riscaldamento Globale. Tale problema venne svelato al mondo dalla NASA alla fine degli anni ’80, e la Exxon cercò in tutti i modi di rallentare la risposta del mondo a tale minaccia. Nel 1997, durante le trattative sul protocollo di Kyoto, l’amministratore delegato della società disse che la Terra si stava raffreddando, e che il tentativo di limitare le emissioni di carbonio erano una sfida al buonsenso. L’attuale amministratore ha più volte deriso le energie rinnovabili e ha sostenuto che l’umanità ha una straordinaria capacità di avere a che fare con le avversità, e sarà perfettamente in grado di fronteggiare eventuali cambiamenti climatici. Nonostante alcuni provvedimenti dell’amministrazione Obama, le compagnie petrolifere rimangono molto potenti e sono uno dei tanti ostacoli al ripensamento di politiche industriali che tengano conto della salute del pianeta (è di qualche mese fa la notizia che alcune delle più importanti compagnie potranno portare le trivelle nell’Artico). La notizia ha avuto pochissima eco negli Stati Uniti e ancor meno in Italia, dove il dibattito sui cambiamenti climatici è relegato a pochissime pagine marginali di periodici letti da un pubblico ristretto. Questa notizia invece dovrebbe farci riflettere su come una grande azienda sia riuscita ad essere decenni avanti nella ricerca rispetto ai governi, e su come questa grande azienda abbia deciso (comprensibilmente, dal loro punto di vista) di privilegiare il guadagno alla salute della Terra.

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